Sindrome da naso vuoto: i risultati della chirurgia endoscopica

Incide fra il 2 e il 20% delle complicanze post chirurgiche. Nel paziente scatena il "naso-paradosso": anche se gli interventi demolitivi hanno ampliato la cavità, la sensazione è di ostruzione e dispnea.

Sensazioni contrastanti, come l'eccesso di flusso nasale o la completa mancanza, caratterizzano la sindrome da naso vuoto. Molto fastidiosa per il paziente che ne è affetto, la sindrome è in crescita nel mondo occidentale a causa dell'aumento della chirurgia funzionale ed estetica. Secondo la letteratura scientifica si riscontra fra il 2 e il 20% delle complicanze post operatorie. Ma soprattutto, si verifica a causa della ripetizione degli interventi a carico dei turbinati inferiori.

Riscaldamento e umidificazione. La mucosa nasale riveste un ruolo fondamentale nell’umidificazione dell’aria ambientale prima di raggiungere le vie aeree inferiori (bronchi). Il contatto con la mucosa contribuisce a riscaldare ed umidificare l’aria. Una diminuzione della superficie di contatto tra l’aria inalata e la mucosa nasale, per colpa della demolizione dei turbinati, causa un deficit di tale funzione fisiologica durante il passaggio.

Il naso-paradosso. Ipersensibilità all’aria fredda, dispnea, iperventilazione, dolore nasale pseudo nevralgico, mal di testa, infezioni e crostosità nasali, secchezza nasale e faringea, facile affaticabilità, disturbi respiratori sono i sintomi più frequenti. A questi si accompagna la sensazione paradossale di avere un'ostruzione nonostante ci sia in realtà un ampliamento della cavità nasale ed un abbassamento delle resistenze nasali al flusso d’aria. Principalmente le cause sono da ricercare in un danno iatrogeno alla mucosa recettoriale nasale, con una diminuzione di recettori deputati a ricevere stimoli tattili, sensoriali e termici.

Problemi per la psiche. L’aspetto psicologico è molto importante nei pazienti più giovani perché dopo essersi sottoposti ad interventi ripetuti, spesso volti a risolvere tale problema, si ritrovano nella medesima situazione o in condizioni peggiori, con tendenza ad essere molto sfiduciati e restii al trattamento. Inoltre la sensazione di ostruzione spinge il paziente a soffiarsi più volte il naso nonostante sia secco.

Infezioni batteriche. La sensazione di ostruzione nasale si accompagna a un maggior rischio di infezioni. Sulle croste si annidano dei patogeni che provocano una particolare forma di rinite cronica atrofica chiamata ozena. La sensazione è quella di cattivo odore continuo, un sintomo molto fastidioso che penalizza la qualità della vita del paziente.

Diagnosi.Alla visita specialistica otorinolaringoiatrica mediante una rinoscopia anteriore si vedono i pregressi segni di interventi chirurgici. Inoltre le mucose appaiono pallide e con molte croste. La secchezza è sempre presente. Altri test che possono confermare la diagnosi, che è per lo più indirizzata dalla clinica, sono: la rinomanometria, la misurazione dei flussi nasali, che non mostra nessun ostacolo alla respirazione nasale. Gli esami di imaging, la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata, non sono necessari ma permettono di controllare le condizioni delle restanti strutture nasali e si rendono indispensabili per programmare un intervento terapeutico. In presenza di croste verrà valutato caso per caso se effettuare un esame microbiologico e batteriologico.

Terapia e chirurgia. I lavaggi nasali eseguiti due-tre volte al giorno possono aiutare ad umidificare la mucosa e ridurre la formazione di croste. In secondo luogo, sebbene finora sia stato testato su piccole serie di pazienti, l'iniezione di acido ialuronico ha prodotto buoni risultati. Anche i materiali inerti come il teflon, il goretex e le idrossiapatite sono stati impiegati in piccoli gruppi di pazienti con esiti soddisfacenti. Tutti questi trattamenti mirano a riempire il volume della cavità nasale svuotata dai precedenti interventi. La chirurgia in questi casi ha lo scopo di posizionare di impianti nella parete laterale e sul setto. La ricostruzione del turbinato nasale inferiore o del setto utilizzando cartilagini autologhe, prelevate da altri siti nel soggetto stesso, è la tecnica più diffusa con la minore percentuale di rigetti. Consiste nel ricreare l'architettura del turbinato in day surgery e anestesia locale, senza tamponi nasali e con un breve decorso post operatorio.

TG 2 Medicina 33 del 27/11/2018

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